Alcune riflessioni sul l'Head Hunting e sull'influenza che questo ruolo può avere sull'efficienza di una azienda e sulla soddisfazione delle risorse umane che in essa sono impiegate.
Innanzitutto ritengo che il momento ideale perché l'Head Hunter ed il candidato entrino in contatto sia quello, per così dire, di 'divieto venatorio', ossia quello in cui il 'cacciatore' non ha necessità di 'cacciagione' e, contemporaneamente quello in cui il candidato non é ancora candidato, ossia non è ancora alla ricerca di una ricollocazione.
Io penso che soltanto in questa situazione di 'reciproco disinteresse' tra i due attori si può instaurare un rapporto onesto e sincero, non viziato da una parte dalla necessità di ricercare un profilo che soddisfi più le esigenze dell'azienda che ha commissionato la ricerca che quelle del candidato, e dall'altra parte dalla esigenza del candidato di rendersi necessariamente, e quindi anche in maniera mendace, interessante.
Una volta che il legame tra questi due attori si è stabilito, il ruolo dell'Head Hunter consiste fondamentalmente nella ricerca della collocazione più giusta per ciascun candidato in riferimento alle occasioni disponibili.
Per usare una metafora, é come se l'Head Hunter dovesse mettere ordine in una stanza o su una scrivania, e quindi avere il compito di individuare per ogni oggetto la posizione più idonea, tale da valorizzare contemporaneamente sia l'oggetto che l'ambiente che lo circonda, e sia tutti gli altri oggetti che interagiscono con esso.
Si potrebbe affermare che l'Head Hunting consiste nella applicazione del Feng Shui alla realtà lavorativa.
9/8/2016
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